Offlaga disco pax - Bachelite


Gli Offlaga disco pax li avevo conosciuti quasi per caso un paio di anni fa.
Il loro album d'esordio "Socialismo tascabile" era stato per me una vera manna dal cielo.

Non potevo credere alle mie orecchie: dei CCCP gentili e taglienti, spudoratamente militanti. Oppure, se volete, dei Massimo Volume elettronici meno poetici ed evocativi ma più concreti, in grado di trasportarti nel loro mondo per poi farti accorgere che - alla fine - quello è il tuo mondo.

Insomma, una meraviglia più unica che rara.

Mai visto un gruppo così, capace di metterti al loro fianco e di farti sentire coinvolto, uno di loro.
"Bachelite" è, forse, ancor meglio dell'esordio.
Si sviluppa musicalmente nelle stesse direzioni ma produce melodie e tessiture elettroniche migliori, più accorte e sofisticate.
La varietà dei suoni si è allargata ulteriormente e le emozioni scorrono in maniera più fluida, appiccicandosi alle parole in maniera veramente completa ed appagante.
Anche la scaletta è giocata con intelligenza, con un'alternanza di sensazioni e di atmosfere che dà corpo all'intero disco, dandogli struttura e coesione.

Poi naturalmente non possiamo non parlare dei recitati di Max Collini, il marchio di fabbrica degli Offlaga: semplicemente straordinari, roba da stracciarsi le vesti.

Max ha il gusto del racconto e della parola, è meravigliosamente e orgogliosamente provinciale, ti lascia ragionare su quello che dice, ti indica la strada ma lascia che sia tu a percorrerla. Devi ascoltare più volte le canzoni per trovare il filo conduttore, che spesso è dato da una sola parola all'interno del testo: quando la focalizzi, allora è tutto più chiaro.

A volte autoironizza su se stesso, a volte si mette in posizione di spettatore, a volte si indigna (ma con classe) come quando contesta alla neofascista Francesca Mambro l'utilizzo sconsiderato del vocabolario e della parola "Sensibile".

Grandissima anche "Dove ho messo la golf?" dove in una storia apparentemente non-sense fanno capolino le presidenziali brasiliane, il presidente Lula "un po' annacquato" e le guarnizioni consumate della belina tedesca che portano ad un "persistente odore di muffa dell'abitacolo".

"Lungimiranza" invece è un presa per il culo di se stesso e del partito: prende per i fondelli un cantautore di bassa levatura e il suo fonico "mangiapane a tradimento" che si esibiscono in un circoletto di fronte a venti persone.

Alla fine ammette che il cantautore ha fatto veramente la sua "luminosa carriera" mentre il fonico "si gioca da anni con un modenese il primo posto nell'immaginario collettivo"

Geniale: chiamare semplicemente Vasco Rossi "il modenese" mi fa scompisciare.

A questo punto l'identità del fonico mangiapane a tradimento è piuttosto chiara, e magari anche del cantautore sul palco... un gioco a cui Max ci aveva abituato anche nel precedente disco con "Tono metallico standard" (e lì il personaggio misterioso era il cantante dei Julie's Haircut).

Ultimo accenno al pezzo conclusivo del disco: "Venti minuti".

Qui si sente tutto il neosensibilismo degli Offlaga, forse il loro pezzo migliore di sempre: difficile, evocativo, straziante, straordinariamente vero come poche cose nella musica contemporanea.

Disco da avere a tutti i costi.