Mogwai - Young team (10th anniversary)


Prendo spunto dall'imminente nuovo disco dei Mogwai (che non ho ancora ascoltato) per riparlare dell'origine di tutto, vale a dire dell'album d'esordio del gruppo scozzese "Young team" e del suo decennale festeggiato con un po' di ritardo dalla Chemical Underground con una prestigiosa e ricca ristampa.

Naturalmente vado a memoria, il disco non lo ascolto da anni ma in testa mi rimbomba come non mai, carico delle sue sonorità innovative e seminali: dopo "Young team" niente sarà più come prima per il mondo dell'indie.

Innanzitutto le dinamiche: coraggiose, devastanti, fuori portata e sfacciate nel loro evolversi. Si passa da distorsioni ingorde come lava incandescente a puliti cristallini e melodici, a tratti sognanti ("Like herod"). E poi ancora fuori controllo... rumore a decibel insopportabili... ritorni di pianoforte, delay e riverberi appena accennati. Un mondo nuovo, rigorosamente strumentale perchè non ci sono parole per esprimere quello che il quintetto vuole dire... Solo in un pezzo mi ricordano qualcosa ed è "With portfolio".

Ci penso un attimo: sono gli U2, ...forse meglio... più romantici e allo stesso tempo più malinconici e risoluti nella direzione melodica da far intraprendere al pezzo.

Naturalmente salta all'orecchio il lungo pezzo conclusivo dell'album, "Mogwai fear Satan" che regala tutto quello che i ragazzi sono in grado di fare: perfette suite circolari capaci di cogliere più stati d'animo contemporanemente, come se fossero sulle stesse righe dello stesso pentagramma.

Ansia, dolore, malinconia, serenità, voglia di vivere. Un altro motivo per cui voler bene ai Mogwai è che sono persone veramente sui generis, mai banali nelle interviste, a volte enigmatici.

Certo non quando sciorinano la migliore formazione di "stronzi" del rock:
Jagger, Bono (ops!), Morrison e Ulrich
Non c'è che dire... niente male, ma ipotizzando Mr. Hewson alla chitarra e due voci, balza subito all'occhio l'assenza nella line-up di un bassista.
Che ne dite allora della candidatura di Mc Cartney? Ah ah ah ah!!!

Fujiya & Miyagi - Lightbulbs



Mi piacciono le categorizzazioni musicali: indie folk tronica, heavy metal concettuale, post pop bucolico. Sono divertenti, a volte utili a volte no. Il segreto è non prenderle troppo sul serio: alla fine it's only rock 'n' roll.
Ecco, il nuovo disco di Fujiya & Miyagi è indie-dance da cameretta. Perchè Indie? Per la voce intimista a tratti sussurrata e per l'immagine del trio: quelle felpe sono chiaramente indie!
Perchè dance? Per il ritmo, vero filo conduttore del disco, basso e batteria che fanno muovere piedi e testa a tempo. Ascoltate Knickerbockers e ditemi se non è così. Difficile però immaginare folle oceaniche danzanti. Più facile pensare alla propria cameretta (reale o virtuale) come luogo del proprio personale e intimo rave party. Insomma niente techno, house e glamour ma un robusto ritmo basso e batteria che accompagna la voce suadente del cantante.
Un disco che che scorre piacevole senza scossoni.
A volte è abbastanza così.

Due pezzi da segnalare:
Uh (cica cica bum!)
Knickerbockers (ma chi è Lena Zavaroni?)

p.s. Dimenticavo, non sono giapponesi ma inglesi, di Brighton per la precisione.