Low - Drums and guns

Prima di acquistare “Drums and guns” possedevo soltanto un disco dei Low, vale a dire “The great destroyer” e devo dire che non mi era dispiaciuto affatto… certo non avevo fatto fatica a toglierlo dal lettore dopo qualche settimana, ma nonostante tutto avevo apprezzato una certa classe nel disporre della materia rock.

Così non mi sono fatto pregare: quando il mio pusher di dischi mi ha comunicato che avevo raggiunto l’agognata quota dei 12 cd acquistati e che quindi avevo diritto ad un disco omaggio, l’ho visto lì, impilato… forte del suo quarto posto ottenuto nella classifica di Rumore di fine anno e non ho fatto una piega: lo prendo.

Dunque si diceva… slow-core, ritmi lenti e ripiegati… leggiadria e profondità.

Immaginate la totale assenza di musica (e non stiamo parlando di minimalismo o di avanguardia) sulla quale viene stesa un’ombra di drum machine ripetuta e ripetitiva. Nient’altro.

Aggiungeteci due voci (maschile e femminile) che si cantano addosso mutando qua e là alcune tonalità come quando senti due o tre persone che cantano in coro con la ragazza più bravina che si “alza” di mezzo tono sul resto della ciurma.

Completate il tutto con dei vocalizzi fini a se stessi modello “quanto ce piace cantà bbene co’ tutta l’intonazione di ‘sti cazzi” e otterrete una canzone di “Drums and guns”.

Moltiplicate il tutto per le 13 tracce e voilà il gioco è fatto.E non venitemi a dire che i testi sono bellissimi (perché vi risponderei che sono in inglese e non li capisco, e in più -visto cotanto contenitore musicale- non ho voglia di andare a cercarli su internet per tradurli).
In definitiva: va bene sublimare e distillare i suoni per esprimere dolore ma forse, in prima battuta, sarebbe necessario metterci la musica.
Poi magari, come insegnano gli Arab Strap, tra i solchi potrebbe saltar fuori anche la sofferenza.
Quella vera.

http://www.myspace.com/low
http://chairkickers.com/

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