Uzeda - Different section wires


E' vero. Si tratta di un disco di 10 anni fa.

Forse vi chiederete che senso abbia parlare di questo disco a così tanta distanza dal momento del suo concepimento. Vi rispondo subito:

1) Primo motivo: sono risucito a comprarlo solo adesso, dopo molti anni che lo cercavo e grazie alla ristampa dovuta ai 25 anni di musica della più grande etichetta americana di sempre: la Touch & Go

2) Secondo motivo: Non è mai troppo tardi per incensare una band italiana che ha fatto (e sta facendo) storia ed è conosciuta come una delle migliori realtà noise a livello planetario.

3) Terzo motivo: Personalmente penso che gli Uzeda siano un esempio di integrità, passione e grande talento. Due di loro sono sposati (proprio come accade nei Sonic Youth), tutti sono prossimi ai 50 anni e continuano imperterriti a suonare questa robaccia sonica che farebbe disgustare i loro coetanei amanti del liscio da balera.


Detto questo, per chi non li conoscesse, è necessario aggiungere che il disco in questione è uno dei più rognosi che abbia mai sentito: immaginatevi la lentezza e la ripetitività onirica dei primi Ulan Bator, aggiungete quella sensazione di "attitudine bastarda" tipica degli Shellac (a proposito... dietro al mixer siede naturalmente Mr. Albini) e miscelate il tutto con potenti dosi di disagio musicale e nervosismo date da una chitarra capace di stenderti al tappeto.


Forse a chi non è avvezzo agli Uzeda capiterà di mettere in discussione le performance vocali di Giovanna Cacciola, mentre in realtà alla lunga si capisce come il fulcro di quasi tutto sia lei, così asincrona e perenne in bilico sul baratro della stonatura ma così DETERMINANTE (grazie proprio al suo modo di cantare) alla quadratura del cerchio degli Uzeda.


La parte del leone la fa naturalmente la chitarra del marito, Agostino Tilotta (a proposito, dettaglio gossip: il figlio della coppia è da qualche tempo il nuovo batterista dei Three Second Kiss! buon sangue non mente insomma...!) che sbaraglia il campo fornendo quella tensione magnetica che è certamente la cifra stilistico del quartetto. Quasi mai i ritmi si alzano, non c'è velocità nei pezzi di "Different section wires": altri gruppi della stessa area puntano e hanno puntato su accellerazioni e battute roventi mentre qui c'è il culto della necessità di "tenere sulla corda" l'ascoltatore, di rosolarlo a puntino, di fargli mettere le mani nei capelli per cercare di alleviare IL NERVOSO che ad ogni passaggio si sprigiona in un pezzo come "Stomp". Poi si arriva a un punto dove c'è solo spazio per una sana liberazione catartica: la batteria parte e tutto prende forma e sostanza.

Disco imprescindibile e deleterio al punto stesso...

2 commenti:

  1. ok, mi hai convinto... oltre ai mogwai duplicami anche questi uzeda!
    mi hanno sempre intimorito solo a pronunciarne il nome,vedremo...

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  2. ma allora? va bene che forse hai trovato un gruppo ma sto blog lo vogliamo mandare avanti!!!

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